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"In un’epoca di manipolazione della creatività, stupore non è solo un’emozione ma uno stile di vita"

Un'intervista con Massimiliano Finazzer Flory | Being Leonardo da Vinci | VMA19 Best Inspirational Film | July Edition


Leonardo da Vinci è una delle figure più incredibili della storia artistica italiana e mondiale. Dotato di un un'inarrestabile curiosità, intelligenza e creatività, e incredibile esploratore dei meandri della mente umana. Capace di esprimere concetti di logica ed emozioni così anacronistici per il suo tempo, alla ricerca ossessiva di risposte a domande troppo complesse, e fiero portavoce di una straordinaria consapevolezza delle cose ottenibile solo attraverso il ragionamento.


Nonostante le stupefacenti testimonianze scritte del suo pensiero tramandato a noi tramite i suoi numerosi scritti e progetti, ci rimane sempre l'amarezza di non potergli più porre domande, che di sicuro cambierebbero ulteriormente il nostro modo di vedere il mondo.


A 500 anni dalla morte del grande genio toscano, un altro grande artista italiano, Massimiliano Finazzer Flory, ha voluto trasformare questa intervista impossibile in realtà, in un film vincitore ai Vegas Movie Awards come Best Inspirational Film - Award of Excellence, dove lui stesso interpreta il grande Maestro.


Ecco a voi la splendida intervista che Massimiliano ci ha concesso.

 

• Ciao Massimiliano. Innanzitutto complimenti per la vittoria come Best Inspirational Film - Award of Excellence ai Vegas Movie Awards. Il suo grande contributo nel farsi portavoce della divulgazione dell'arte italiana sia nel Bel Paese che nel mondo le sta conferendo premi e onorificenze davvero importanti. Che cosa le ha regalato e le continua a regalare 'Being Leonardo Da Vinci' come esperienza interpretativa del genio italiano?


Lo stupore. Questo sentimento antico eppure necessario. Rimanere “meravigliati” in un’epoca diretta dalla manipolazione della creatività. Continuare a pensare che non ci sia niente di più bello che “pensare”. Lo stupore non è solo un’emozione ma un modo di vivere la vita. Attraverso Leonardo, il suo sguardo, ci accorgiamo di quanta bellezza è racchiusa nelle forme viventi. Rappresentare Leonardo da Vinci significa dunque cogliere l’identità del Rinascimento che è nato in Italia ma vive selvaggio nel mondo come duplice spirito: dell’arte e quello della scienza. Ovvero della fede e della ragione.


• Il suo film è stato prima uno spettacolo teatrale internazionale (presentato in anteprima a Londra nel 2012 in occasione della mostra dedicata alla figura di Leonardo da Vinci) che l'ha vista protagonista in luoghi decisamente prestigiosi intorno al globo. Com'è nata l'idea del progetto teatrale e, successivamente, l'esigenza di trasformarlo in un film?

Il movente del teatro da cui poi consegue il cinema è la parola intesa come essere vivente. Per me attore il testo è sovrano e la lingua il potere. Quando scoprii il fascino della lingua di fine quattrocento e la possibilità di poterla recitare attraverso pensieri e parole autentiche mi innamorai del progetto. Come dice Leonardo amore e conoscenza sono stati poi le due anime del progetto che hanno continuato ad alimentare idee ed azioni prima sul palcoscenico ed ora sul grande schermo. Naturalmente, come sanno tutti i grandi scrittori, interpretare una drammaturgia o una sceneggiatura significa diventare noi stessi parte di un libro che non avrà mai fine.


Il transfert psicologico che effettuo con i miei personaggi è prima di tutto un processo naturale dove la ricerca e l’interpretazione devono sottostare a due valori: onestà e gentilezza. Onestà significa diventare quel personaggio facendosi carico della sua umanità e domandandosi ogni giorno per settimane, mesi e nel caso di Leonardo per anni: chi sono io? L’immedesimazione con il personaggio si fa dunque carne. Significa vivere contraddizioni, incertezze, virtù, nevrosi, insoddisfazioni… Ma serve anche gentilezza che significa non abusare mai dell’identità altrui facendone una caricatura o strumentalizzandola per altri fini.


Il film riflette esattamente ciò che Leonardo avrebbe voluto e ha indicato: la commistione di generi, la continua e creativa contaminazione tra stili.

• Che tipo di difficoltà ha incontrato nel calarsi nei panni di un personaggio così affascinante ma incredibilmente complesso? E che grande sfida è stata redigere una sceneggiatura nella lingua rinascimentale unica del Maestro?


Perché il progetto potesse essere degno di Leonardo bisognava avere un approccio non solo interdisciplinare ma capace di essere il frutto di storie, di istituzioni che da anni si occupassero di Leonardo ognuna per la propria strada ma alla fine tutte confluenti nel porre al centro l’esperienza della “Complessità”. Da questo punto di vista il film riflette esattamente ciò che Leonardo avrebbe voluto e ha indicato: la commistione di generi, la continua e creativa contaminazione tra stili. 'Being Leonardo da Vinci' è un progetto che avrà richiesto decisamente uno sforzo maggiore di altri film per la sua realizzazione, visto l’utilizzo di location, opere d’arte autentiche, documenti originali degli archivi di Stato e il loro studio approfondito con cosi tanti concetti artistici, filosofici e di scienza ancora oggi così innovativi. Ci vuole parlare di come è riuscito a realizzare questo film, e di chi ha contribuito a rendere fattibile un progetto così ambizioso?


Circa due anni. Oggi si fanno le cose troppo in fretta. Soprattutto nel cinema che perde così la sua ragione di essere ovvero la settima arte. Ciò che doveva fare la differenza è stata soprattutto la fotografia perché da regista l’ho voluta costantemente adeguare alle indicazioni di Leonardo legate alla teoria sulla pittura figlia della natura: l’ombra, la luce, la superficie, la prossimità, la distanza. L’incrocio di punti di vista doveva porre un dialogo tra teatro e cinema, fotografia e musica. Per realizzarlo bisognava mescolare come ha fatto il genio del Rinascimento tradizione e innovazione che dal punto di vista cinematografico ha significato muoversi con naturalezza e senza nessuna paura critica tra camera a spalla e drone.

• Quanto è durato l’adattamento dall’opera teatrale alla sua versione cinematografica, considerando la loro diversità in termini di ritmo e di pubblico al quale sono rivolti?  


"Lavoro, lavoro, lavoro". Con queste parole il grande compositore Giuseppe Verdi rispondeva a chi gli domandasse quale fosse il segreto del suo successo. Se il cinema è ancora un’opera collettiva, un film dalla sua ideazione alla post produzione offre una esperienza di vita insieme. Ma se al cinema si incontrano donne e uomini che vengono dal teatro l’esperienza è diversa e si muove verso un’alleanza più profonda dove l’impresa diventa militanza e famiglia.



• Abbiamo visto davvero una grande sinergia tra i personaggi di Jack e Francesco (interpretati dai bravissimi Jacopo Rampini e Gianni Quillico), capaci di rendere estremamente intimo e affascinante il film, e di interpretare alla perfezione il pubblico giovane e quello più maturo, con le loro probabili domande al cospetto del grande Maestro. Come vi siete conosciuti? Vi vedremo ancora collaborare insieme?


Continueremo sicuramente a stare insieme perché anche questa è una sfida artistica.

Quando scelgo attori, artisti, collaboratori scelgo amicizia, gente che ami come direbbe Borges una goccia in un fiume, uno scudo in guerra, una corda nell’arpa, una lama in un coltello, una parola in un libro. Dei valori illuministici di libertà, uguaglianza e fraternità l’ultimo è per me il più interessante in quest’epoca.

• Quanto “Leonardo” pensa ci sia in Massimiliano Finazzer Flory, artisticamente e filosoficamente parlando?


Quando scelsi il titolo dello spettacolo teatrale avevo già inconsciamente previsto il film. Essere Leonardo come nel caso Essere John Malkovich significava avere dentro la propria testa una direzione più ampia, una guida interiore, sentirsi diretti da una coscienza superiore, gettati dentro un tunnel che attraversa la Storia. Da un lato questa sensazione la provo ogni volta che divento un “altro” in scena perché la mia specializzazione è occuparmi di biografie. Ma nel caso di Leonardo sento di essere di fronte ad un profeta. Leonardo è sempre stato in me fin da bambino. Può essere che la mia infanzia abbia avuto fin dall’inizio il divertimento che ha segnato l’esistenza di Leonardo: essere mancino, i numeri dispari, la lotta contro la cultura ufficiale, privilegiare l’immaginazione, la distrazione creativa e il mito del corpo, vivendo l’insoddisfazione come spinta per lo spettacolo della competizione.

• Con questo film su Leonardo ha dimostrato di avere grande talento anche per il cinema. Sta sviluppando o svilupperà ancora progetti in ambito cinematografico? Se si, vuol darci qualche anteprima?


In un’epoca in cui molti hanno vergogna per il loro corpo ma pochi hanno vergogna della loro testa io sto dalla parte di quelli che vogliono imparare, crescere, cambiare. Il cinema per me è ormai una strada aperta e sono in cammino...Ad esempio raccontare in un film come Broadway nacque grazie a Giuseppe Verdi. Mi piacerebbe non essere solo e farmi dirigere da qualche folle regista americano per raccontare il vecchio e il nuovo continente come un’unica storia musicale. Mentre per tornare a Da Vinci ho scritto a DiCaprio se in nome del nostro Leonardo possiamo fare qualcosa per l’ambiente insieme tra scienza e arte.


In un’epoca in cui molti hanno vergogna per il loro corpo ma pochi hanno vergogna della loro testa io sto dalla parte di quelli che vogliono imparare, crescere, cambiare.

• Sappiamo che è in corso la sua Tournée: dove possiamo trovare Leonardo Da Vinci e continuare questa intervista?


In autunno sarò effettivamente in tournée in US in particolare nel West dal 14 al 23 ottobre:

14 ottobre > Albuquerque; 15 ottobre > Santa Fe; 17 ottobre > Las Vegas; 18 ottobre > Los Angeles, UCLA; 20 ottobre > Orange County. E poi tra il 16 e il 22 novembre a New York.


• Un'ultima domanda: cosa si sentirebbe di consigliare ai giovani che si avvicinano al mondo dell'arte, in questi tempi così effimeri e disorientanti?


Studiare, studiare, studiare, la filosofia. Non avere paura di un po’ di malinconia, essere se stessi, frequentare i vecchi saggi e tenere insieme nella vita la boxe e lo yoga, metafora di combattimento leale e meditazione profonda.


• Grazie per la splendida intervista, è stato un piacere ed un grande onore poter avere due grandi artisti come Massimiliano Finazzer Flory e Leonardo da Vinci ai Vegas Movie Awards.


Sono certo che il genio nato a Vinci, piccolo paese che oggi a meno di un’ora di auto da Firenze si sarebbe molto divertito se l’avessero invitato a Las Vegas che avrebbe ritenuto più interessante che starsene a Roma a litigare con il Papa sulla fisica quantistica.

Sono un europeo che ama l’America. Un italiano che deve molto alla Francia da cui ho avuto un riconoscimento incredibile ma, ho sempre sognato di poter lasciare anche un piccolo segno della mia vita negli Stati Uniti che considero la mia seconda patria e ora ci sto riuscendo. Se è vero che New York è la città in cui io abito quando vivo in US è anche vero che ho sempre lottato contro il pregiudizio e gli stereotipi. Anche in Italia Las Vegas appare essere la città dell’intrattenimento e del gioco. Ma non è così. Come resistenza creativa sto trovando qui in Nevada ma anche in altri States un’America diversa, sensibile, colta, con cui è davvero bello lavorare e diventare parte di essa.



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